
Cuba, tra passato, rivoluzione e futuro (1a parte)
Viaggio di tre settimane a Cuba, in solitaria, da L’Avana a Baracoa. Nella prima parte: un assaggio della capitale, il paradiso di Viñales, il fascino colonialista di Cienfuegos e Trinidad e le spiagge bianche di Cayo Santa Maria.
Ci sono viaggi che immagini per anni e paesi di cui senti il richiamo da sempre, per quello che rappresentano, per la loro storia e le immagini che hai visto. Cuba per me era esattamente questo, da sempre sul podio della mia top ten dei viaggi da fare; un sogno che sono riuscita a realizzare nel 2016 e che ora voglio raccontarvi.
In quell’anno l’isola aveva ricevuto la visita di Obama, stava per festeggiare i 90 anni di Fidel Castro e si ritrovava più che mai sospesa tra passato e futuro.
Tre settimane a Cuba: il viaggio in breve
Il mio itinerario di tre settimane a Cuba ha toccato quasi tutte le città più importanti dell’isola, da L’Avana fino a Baracoa, nell’estremo est. Prima di partire avevo organizzato autonomamente quasi tutti i trasporti, con autobus Viazul, e prenotato la maggiorparte delle notti nelle case particular.
Per ulteriori consigli su come organizzare un viaggio a Cuba fai da te, date un’occhiata qui.
Nel dettaglio il mio tour ha toccato:
- Prima settimana: L’Avana, Viñales e Cienfuegos
- Seconda settimana: Trinidad, Cayo Santa Maria e Santa Clara
- Terza settimana: Camaguey, Santiago, Baracoa e L’Avana
Giorni 1 e 2: Il fascino de L’Avana
Il mio volo Aeroflot con scalo a Mosca (l’opzione più economica che c’era) arriva a L’Avana in mattinata. Il primo viaggio dall’aeroporto al centro, tra palazzi fatiscenti e strade in rifacimento mi lascia un po’ perlpessa, ma mi basta una passeggiata per Habana Vieja per assaporare il fascino della città.
La Revolución è ovunque e al tempo stesso non si nota. Ovunque, se si contano le bandiere, i volti di Che Guevara, le scritte che ricordano la ricorrenza del 26 luglio e l’imminente compleanno del Líder Máximo. Non si nota invece quando, passeggiando per Habana Vieja, ci si perde ad ammirare i palazzi coloniali perfettamente restaurati. E soprattutto quando si vedono spuntare Benetton, Carpisa, l’acqua Panna e la birra Heineken.

Se non fosse per qualche palazzone dal chiaro stile sovietico avvistato entrando in città, o per il negozio quasi vuoto che vende prodotti ai cubani con la libreta (la tessera annonaria), nulla fa pensare che ci si trovi in un paese comunista. Le contraddizioni sono una delle caratteristiche di questo paese e la differenza tra le vie restaurate del centro e le altre lo testimonia molto bene.
Il mio secondo giorno in città coincide con il 26 luglio, in cui si celebra la Rivoluzione. In realtà in questo giorno si ricorda l’assalto fallito alla Caserma Moncada, ma fu comunque il momento in cui tutto partì.
Non posso quindi che ‘festeggiare’ anche io visitando il Museo de la Revolución e l’omonima Plaza. Il primo si rivela un po’ vecchio stile nell’esposizione, molto didascalico e ovviamente celebrativo, ma comunque interessante.

Plaza de la Revolución invece è un grande spazio asfaltato, dove campeggia da un lato il grande monumento a José Martí, il rivoluzionario più celebrato di Cuba. E dall’altro ovviamente c’è lui, il volto più famoso del XX secolo, Ernesto Guevara de la Serna, nella sua più famosa immagine.

La piazza in sè non suscita particolari emozioni, probabilmente piena di gente ad ascoltare i lunghi discorsi di Fidel Castro potrebbe fare un altro effetto. Però essere qui, davanti al volto del Che mi ha fatto pensare “Ecco, sono davvero qui, sono davvero a Cuba“!
Giorno 3-4: Viñales, a cavallo tra le piantagioni di tabacco
È arrivato il momento di lasciare L’Avana e iniziare il mio giro dell’isola. Con un taxi collettivo mi sposto a Viñales dove trascorrerò i prossimi tre giorni. Il paesino è molto bello, con tante case coloniali colorate e ben tenute, la posizione al centro di una verdissima valle la rende veramente incantevole!
Ci sono molti modi per esplorare la valle di Viñales e uno di questi è prendere parte a un’escursione a cavallo. Per me era la prima volta ed è stata un’esperienza molto piacevole, abbiamo visitato una fabbrica di tabacco, cavalcato tra prati verdissimi ed esplorato anche una grotta a nuoto.

A Viñales ho avuto un primo assaggio di vera ospitalità cubana, i signori della casa particular (Casa Silvia & Marcelo prenotata su Airbnb) sono stati molto gentili e accoglienti, il signor Marcelo mi ha perfino lavato le scarpe piene di fango dopo la gita a cavallo!
Giorno 5: Gita a Cayo Levisa
Oggi è il mio primo giorno di mare cubano! Da Viñales ci sono infatti alcuni cayo raggiungibili con delle gite di una giornata, i più noti sono Cayo Levisa e Cayo Jutias. Io ho scelto il primo, con una gita in autobus organizzata da una delle agenzie di Viñales.
L’autobus ci impiega circa un’ora per arrivare al molo dei traghetti, da lì una traversata di 30-40 minuti porta ad un piccolo paradiso. Cayo Levisa è un’isola minuscola dove si trova un unico resort, circondato da spiagge bianche e mare azzurro.

L’isola è il luogo ideale in cui rilassarsi, mi basta allontanarmi un poco dal resort per trovare un angolo di spiaggia tutto per me. Peccato solo che nel pomeriggio il tempo incerto e qualche goccia di pioggia abbiano un po’ rovinato l’atmosfera!
Giorno 6: Il fascino coloniale di Cienfuegos
Il primo impatto con Cienfuegos non è stato esattamente dei migliori, la città mi è apparsa molto trascurata. Mi sono buttata sul Paseo del Prado, che la Lonely Planet definiva incantevole, per trovarci muri scrostati, pavimenti riparati con piastrelle non originali e un’aria di vera decadenza.
Mi è bastato però tornare sui miei passi e incamminarmi sul Boulevard per scoprire invece la parte restaurata di questa cosiddetta “Perla del Sur”, da tanti anni patrimonio Unesco.

Bella la piazza Martí, sui cui si affaccia la Cattedrale, incantevole il teatro e carina la Calle 23 che porta al porto. E poi il Malecón e la camminata fino a Punta Gorda, dove spuntano palazzi coloniali intatti e alla fine, una vista meravigliosa sulla baia!

Ho dovuto decisamente ricredermi, nonostante il centro abbia bisogno ancora di tanti interventi, una tappa in questa cittadina è doverosa.
Giorni 7-8-9: Esplorando Trinidad e la Valle de Los Ingenios
Dopo un ultimo rapido giro per Cienfuegos e una visita al Cimitero de la Reina, un Viazul mi porta a una delle tappe più importanti del viaggio: la bellissima Trinidad!
Questa cittadina ha tutto quello che si immagina quando si pensa a Cuba: case colorate, strade acciottolate, macchine anni ’50 agli angoli delle strade… Trinidad sembra davvero uscita da una cartolina. E come per tutti i paesaggi da cartolina, il rovescio della medaglia sono i numerosi turisti che la affollano.

Il primo giorno a Trinidad ho esplorato la cittadina e visitato alcuni dei suoi musei che necessiterebbero di un po’ di ammodernamento. Seguendo un itinerario fotografico suggerito dalla Lonely ho dedicato anche un paio d’ore a scattare un po’ di foto al momento del tramonto.
Il secondo giorno invece ho partecipato a un escursione col treno a vapore nella Valle de los Ingenios. Nonostante il fascino del treno e la bellezza dei paesaggi, questa gita è stata troppo turistica per i miei gusti. La prima sosta si fa a Manaca Iznaga, la tenuta patronale delle vecchie piantagioni di canna da zucchero. Qui, nonostante un mercatino per turisti, si può ammirare un bellissimo paesaggio salendo sulla torre da cui venivano controllati gli schiavi. La seconda sosta del treno a un ristorante immerso nel nulla è invece piuttosto inutile. Per fortuna l’escursione dura poco più di mezza giornata e mi ha lasciato il tempo di andare a scoprire Playa Ancón.

Il terzo giorno, memore della piacevole gita a cavallo di Vinales, decido di farne un’altra. Stavolta si tratta di un’escursione nel Parque el Cubano con l’arrivo a una cascata… affollatissima!
Anche a Trinidad, come già successo a Viñales, uno degli aspetti più piacevoli del soggiorno è stata l’ospitalità dell’Hostal Gattorno. Dal benvenuto con muffin e sandwich, alle spremute post-gite fino alla medicazione che la signora Mariela mi ha fatto dopo la mia epica caduta dalla scalinata della Casa della Musica (!!), mi sono sentita un’ospite gradita e coccolata per tre giorni. E non solo, ho anche avuto occasione di chiacchierare molto con la famiglia e di conoscere tanti aspetti sulla vita di Cuba che non si trovano sempre nelle guide di viaggio.
Giorni 10 e 11: Relax a Cayo Las Brujas
Dopo tre giorni a Trinidad e arrivata a oltre un terzo del mio tour mi merito un po’ di riposo. Tra le tante opzioni di mare, la mia scelta è ricaduta su Cayo Las Brujas (parte del più noto Cayo Santa Maria), per due motivi: è l’unico raggiungibile con un Viazul ed è l’unico che in cui si può soggiornare in un hotel semplice e non in un mega resort.
Ma il paradiso bisogna guadagnarselo e, prima di partire, questa tappa era la più incerta del viaggio. Nonostante avessi prenotato autobus e hotel, infatti, dall’ufficio informazioni di Viazul mi dicevano non esistere un autobus che raggiungeva il Cayo e all’hotel non risultava la mia prenotazione. Potete immaginare l’ansia con cui è iniziata la giornata! Per fortuna tutto è andato bene, e all’hotel mi hanno anche dato una stanza vista mare, anzi con balconcino letteralmente sul mare.

Stare al Cayo è un po’ prendersi una pausa da Cuba: niente musica latino-americana per le strade, niente macchine che sputano fumo, niente voci allegre per la strada o persone che ti offrono un colletivo o una stanza. Solo mare e silenzio.
Il primo giorno mi concedo un totale relax sulla bellissima spiaggia di Cayo Las Brujas, mentre il secondo partecipo a un’escursione per fare snorkeling e un giro con dei piccoli motoscafi.
Con l’immagine di una spiaggia bianca orlata di palme si chiude la prima parte del mio racconto sulle mie tre settimane a Cuba. Nella seconda parte vi porto a rendere omaggio a Che Guevara a Santa Clara, e poi sempre più a est, a Camaguey, nel caldo afoso di Santiago e tra i profumi di cacao di Baracoa. Hasta la vista!

